Intro
RadioClash : Per Joe Strummer il 1988 è l'anno della
Latino Rockabilly War. Dopo la fine dei "secondi Clash"
e la chiusura della lite con Mick Jones, Joe si rituffa in un nuovo progetto
musicale.
Ritroviamo in questo periodo uno Strummer in piena forma che si produce
in una serie di gigs in Inghilterra attraverso il tour "Rock Against
The Rich", promosso dall'organizzazione semi-anarchica Class War.
La sua nuova band è ottima : insieme a lui troviamo infatti l'ex
Circle Jerks Zander Schloss alla chitarra, il bassista Jim Donica, il
batterista, ex Untouchables, Willie Mac Neil, il tastierista Joe Altruda
ed i due percussionisti sudamericani Poncho Sanchez e Ramon Banda.
E sembra proprio che anche la resa live di quei concerti fosse di ottimo
livello; rimangono quindi incomprensibili (ma forse un giorno le scopriremo),
le motivazioni che hanno portato ad un tutto sommato rapido scioglimento
del gruppo. Oltre alla breve recensione del concerto che seguirà,
cercheremo prossimamente di recensire con maggiori dettagli un live di
Joe Strummer & Latino Rockabilly War, magari grazie a qualche live-tape
gentilmente fornito dai nostri amici collezionisti.
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Recensione
:
La prima impressione può far sbagliare strada :"Assomiglia
a Bruce Springsteen, osserva il tizio vicino a me". Bene, il rinato
Joe Strummer può assomigliare al Boss per il taglio "pulito"
dei capelli, per l'aspetto sano che mette in evidenza, per la stessa infatuazione
per il mito del rock'n'roll, ma qui svaniscono tutte le similitudini.
Nel 1988 Springsteen trova un suo ruolo nella società degli "adulti",
mentre Joe Strummer sta riscoprendo una sua personale seconda giovinezza.
Oltre la metà del suo pubblico attuale aveva i pannolini sporchi
quando "Garageland" usciva nei circuiti delle radio, ma l'uomo
ha ancora veleno da sputare e frammenti di proiettile chiusi a chiave
nel suo cuore. Strummer riesce ancora a rispolverare temi come aggressione
ed oppressione, rabbia ed ingiustizia. E' sorprendente come la resurrezione
di Strummer sia arrivata in un periodo in cui il pop versa in una relativa
apatia ; è uno dei miracoli della cultura moderna, e riguarda,
ancora una volta, uno dei custodi della coscienza pop.
Guardando il suo stivale martellare ritmicamente il palco, ed il suo braccio
battere freneticamente sulla chitarra, è come vedere un combattente
che fa 15 rounds con il suo passato.
Strummer vive ancora in una stanza dove non c'è nulla per sedersi,
senza tappeti, senza TV, senza dischi. L'unica cosa di rilievo che ho
visto è un atlante gigante aperto sul Centro-America. Non è
quindi sorprendente se è capace di suonare rock'n'roll, musica
latina e roots reggae con la stessa efficacia. Egli vive e suona lo stesso
"carnevale culturale".
Fra le cose dette su Strummer la descrizione più vicina alla realtà
mi sembra quella che lo definisce come : "un uomo bianco che sta
per diventare un bluesman nero. Lui suona un rock'n'roll disperato perché
ha disperatamente bisogno di suonare rock'n'roll".
Il tempo passa, ma le versioni delle canzoni rivitalizzate emozionano
ancora. "Junco Partner", la potente versione di "If I Should
Fall From Grace With God" dei Pogues, le nuove rime di "Trash
City" insieme al canto ipnotico e cadenzato di "Straight to
Hell" e la brillante "Shouting Street".
Ogni volta che suona dal vivo, Strummer scava nella storia dei Clash ed
il risultato è pura isteria : "Police and Thieves", "Brand
New Cadillac" ed una arruffata "London Calling" che ha
comunque causato la solita invasione dello stage. Quindi ancora "Strummer
l'Uomo" che non può eliminare il "Mito Strummer".
Joe si rifiuta in modo assoluto di considerare una reunion dei Clash per
il rispetto che rimane profondo per la sua vecchia band, e rivolge probabilmente
le proprie emozioni e passioni alla prima parte della sua carriera : i
101'ers.
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