“THE FUTURE IS UNWRITTEN” JOE STRUMMER
Original Soundtrack CD (Sony Bmg , Maggio 2007)


Track List : Joe Strummer: “Punk Rock warlord”- The Clash: “White riot” (Previously unreleased alternate demo mix) - Rachid Taha: “Rock the casbah”- BBC World Service - Elvis Presley: “Crawfish”- Tim Hardin: “Black sheep boy”- MC5: “Kick out the jams”- The 101ers: “Keys to your heart”- Joe Strummer: “Mick and Paul were different”- The Clash: “I’m so bored with the U.S.A.” (Previously unreleased demo) - U-Roy: “Natty rebel” - The Clash: “Armagideon time” - Eddie Cochran: “Nervous breakdown” - The Clash: “(In the) Pouring rain” (Live – previously unreleased)- Joe Strummer: “Omotepe” - Andres Landeros: “Martha Cecilia” - Ernest Ranglin: “Minuet” - Latino Rockabilly War: “Trash city” - Topper Headon: “I called him Woody” -Woody Guthrie: “Ranger’s command” - Bob Dylan: “Corrina, Corrina” - Joe Strummer & The Mescaleros: “Johnny Appleseed” - Nina Simone: “To love somebody” - Joe Strummer: “Without people, you’re nothing” - Joe Strummer & The Mescaleros: “Willesden to Cricklewood”.

Può essere la colonna sonora di un film la colonna sonora di una vita ?? Certo che si, e quella di “The Future Is Unwritten”, rappresenta certamente tutta la musica amata da Joe Strummer nel corso della sua esistenza. Forse sarebbe meglio dire quasi tutta, perché qui manca un po’ del blues assunto da Joe in quantità massicce sin dalla propria adolescenza : partento da quello quasi sperimentale di Captain Beefheart a quello del Mississipi , elettrico ed ipnotico, di Bo Diddley, considerato una sorta di “eroe” dal rocker inglese che coronerà un sogno quando, nel 1979, ebbe proprio Diddley a fare da supporto ai Clash nel loro primo tour americano, ironicamente denominato “The Pearl Harbour Tour”.
Ma sono solo dettagli, la sostanza sta nei pezzi che compongono la compilation, pezzi che toccano diversi generi che fanno parte della cultura popolare del r’n’r, marchio dominante ed emblema di Strummer.

“Vuoi qualcosa da mettere sotto il tuo nome ?? Che so Mescaleros, The Clash”, chiede la voce fuori campo. “Mi piacerebbe che scriveste Punk Rock Warlord” risponde Joe, “con Warlord che diventa una sola parola”. Così inizia questo cd (il vecchio Joe era un mito quando affibbiava un nickname), i cui brani sono tratti dalle selezioni (rigorosamente su vinile) offerte da Strummer durante il suo programma radio tenuto alla BBC World Service, e sono in buona parte introdotti dalla sua voce, roca e profonda. A ben guardare i generi contenuti nel cd e prelevati un po’ da tutto il mondo, rappresentano anche una parte dei paesi conosciuti dal piccolo Strummer al seguito del padre, funzionario del Foreign Office inglese. Le atmosfere orientali (Joe nasce ad Ankara -Turchia e visse anche al Cairo) le ritroviamo nella bella versione di Rock The Casbah realizzata da Rachid Taha (recensito sulle nostre pagine), quelle sudamericane (Joe visse fra il ’56 ed il ‘57 a Mexico City) in “Omotepe” (tratta da Walker) ed in “Martha Cecilia” di Andres Landeros, quelle africane (fermata in Malawi all’età di dodici anni) in “Minuet” di Ernest Ranglin. Viene dunque facile pensare che Strummer sia rimasto un grande ascoltatore e fruitore di musica così diversa anche grazie a queste esperienze fatte in giro per il mondo, e che, magari a livello inconscio, la sua mentalità ed il suo approccio culturale multietnico e terzomondista siano frutto proprio di un’infanzia certamente non ordinaria.

This is London Calling, This is London Calling…… I pezzi si susseguono disinvoltamente in un’alternanza di suoni aspri e rabbiosi insieme a melodie sinuose e toccanti . E’ infatti una tosta versione di “White Riot” ad introdurre il disco, seguita da “Crawfish” di Elvis, dalla stupenda ed emozionante “Black Sheep Boy” di Tim Hardin e dalla devastante potenza di “Kick Out The Jams” dei seminali MC5 da Detroit, gruppo destinato a lasciare il segno sul punk e sui Clash.
Non mancano i richiami al primo Joe Strummer dei 101’ers con il loro singolo “Keys To Your Hearth”, al secondo Strummer dei Latino Rockabilly War con “Trash City” ed ai Clash con “I’m so bored with the USA”, “In The Pouring Rain” live (niente di speciale, parliamo degli “altri Clash”, quelli del 1984 del dopo Mick Jones) e con la sempreverde “Armagideon Time”. A proposito di reggae non poteva mancare l’omaggio di Joe al grande toster U-Roy con “Natty Rebel”, né poteva mancare il tributo ai grandi del folk americano come Woody Guthrie (“Ranger’s Command”) e Bob Dylan (“Corrina Corrina”).

L’ultima parte del cd è segnata, a parte l’intermezzo di grande pathos costituito da “To Love Somebody” di Nina Simone (cantante e pianista americana attiva dagli anni ’50 fino agli ’80 ed impegnata contro il razzismo), da pezzi dei Mescaleros come “Johnny Appleseed” e “Willesden To Cricklewood”. Quest’ultimo è il brano che chiude la compilation ed apre un breve sipario molto privato che riguarda Joe. Un pezzo, a mio parere stupendo, elaborato musicalmente da Anthony Genn e registrato al Battery Studio a Willesden nel marzo 1999, che si sviluppa in una specie di melodico walzer con liriche molto molto personali scritte da Strummer. Sono le riflessioni di Joe sviluppate lungo un tragitto a piedi nei quartieri della Londra nord-occidentale, alla ricerca di qualcosa di speciale all’esterno, e probabilmente trovando qualcosa di speciale dentro di sé, nei suoi affetti più profondi. Ascoltate la dichiarazione di Joe che anticipa il pezzo. E’ l’uomo John Mellor, commosso, che parla e sentenzia profetico : “without people, you’re nothing”. Molto di quello che dovremmo essere e dovremmo fare è racchiuso qui dentro, in queste poche parole.
Mio Dio Joe, quanto ci manchi.


Mauro Zaccuri