JOE STRUMMER & THE MESCALEROS
"Streetcore" (Hellcat Records/Epitaph)

Recensione di Mauro Zaccuri tratta da JAM (ottobre 2003)

Titoli :

Coma Girl - Get Down Moses - Long Shadow - Arms Aloft - Ramshackle Day Parade - Redemption Song - All in a Day - Burnin' Streets - Midnight Jam - Silver & Gold

Prodotto e arrangiato da Martin Slattery e Scott Schields

Musicisti : Joe Strummer (voce e chitarra) - Martin Slattery (chitarre, organo, synths, sax tenore, voce) - Scott Shields (chitarre, percussioni, voce) - Tymon Dogg (violino) - Luke Bullen (batteria) - Simon Stafford (basso).



L'album postumo di Joe Strummer. Un album che nessuno di noi avrebbe mai voluto recensire. Perché quando se ne vanno dalla scena del rock'n'roll (e non solo da quella) personaggi come John Graham Mellor (in arte Strummer) ci si sente il vuoto dentro, come se si dovesse subire la scissione forzata di un pezzo della propria storia personale. Quando mesi fa sono cominciate a trapelare le prime notizie circa il lavoro in studio svolto sul materiale registrato da Strummer prima della sua scomparsa, abbiamo avuto il timore di dover assistere ad una operazione raffazzonata, fatta di scarti vari, di brandelli di musica cui dare corpo ed anima, nonostante qualche pezzo fosse stato già registrato con l'ex Clash in vita. Fortunatamente non è andata così, Strummer non l'avrebbe meritato. "Streetcore" è un prodotto credibile, probabilmente fra le cose migliori di Joe Strummer dopo l'epopea Clash. I Mescaleros Slattery e Shields hanno concluso le session in studio seguendo le indicazioni di Strummer, il quale, quasi fosse un presentimento, era stato particolarmente (ed insolitamente) preciso negli appunti elaborati, arrivando anche a partecipare direttamente alla realizzazione dell'artwork del disco.

Il sound che esce complessivamente da "Streetcore" abbandona la fresca e brillante "patchanka sonora" proveniente da ogni angolo del mondo del precedente "Global a Go-Go", per virare decisamente verso un rock più corposo e diretto (la presenza del fido violinista Tymon Dogg è limitata ad un solo brano, "Silver and Gold"). Una sterzata netta che forse porta a galla un elemento a nostro avviso importante nel valutare la carriera solista di Strummer . Joe Strummer stava cercando ancora. Era dai tempi dello scioglimento dei Clash che non aveva mai smesso di cercare. Lo faceva alla sua maniera, nel suo essere istintivo ed inquieto, entusiasta e romantico, ma stava cercando qualcuno che potesse con lui condividere nuove e vitali motivazioni artistiche. Con i suoi Mescaleros (di cui parlava sempre con affetto) aveva ripreso fiducia in se stesso rilanciando decisamente la propria immagine , realizzando cose veramente pregevoli e raggiungendo una propria particolare dimensione live. Ma la ricerca continuava, instancabile.

Questo disco postumo ci consegna per fortuna alcune gemme che rimarranno a simbolo del suo anarchico e variegato percorso artistico, una manciata di pezzi cantati con una voce da brivido, quella voce dei bei tempi rimasta in penombra per anni e tornata a splendere come per magia nel momento dell'addio. E' il caso della bellissima e riflessiva country ballad "Long Shadow" (registrata con Rick Rubin a Los Angeles e "pensata" per Johnny Cash, un altro ribelle che ha lasciato questa vita nelle scorse settimane) e della versione del famoso brano di Bob Marley, "Redemption Song" eseguito con un' intensità straordinaria tipica di chi "sta vivendo" il testo che canta: "Aiutaci a cantare questi canti di libertà, perché è ciò che ho sempre avuto, canti di liberazione, ho avuto solo canti di liberazione". Molto efficaci la rock song d'apertura "Coma Girl" (convincente singolo dell'album, dove Strummer suona la sua Telecaster) scritta per comunicare alla figlia Lola il proprio amore per il rock'n'roll più stradaiolo, la musicalità del reggae-rock di "Get Down Moses" (già più volte eseguito dal vivo nel 2002) ed il perfetto equilibrio di "Burnin'Streets". Fra le cose migliori di "Streetcore" inseriamo sicuramente l'atmosfera crepuscolare e molto suggestiva (attacco vagamente U2) di "Ramshackle Day Parade" con apertura di grande respiro e la voce di Strummer che traccia melodie di rara incisività. "Midnight Jam" è invece l'unico brano in cui l'ex frontman dei Clash non ha cantato. Le frasi inserite nel pezzo sono infatti tratte dalle trasmissioni radio della BBC da lui stesso curate. La chiusura dell'album è lasciata alla struggente "Silver & Gold" una versione (rinominata per l'occasione) del classico anni '50 "Before I Grow Too Old" di Bobby Charles. Vivere la vita prima di diventare troppo vecchi, canta Strummer. Guardare tutte le luci della città, baciare le ragazze più carine, viaggiare per il mondo, ballare nella notte. Magari dire un po' di preghiere per salvare la propria anima, ma vivere comunque la vita prima di diventare troppo vecchi. Il rock'n'roll è la vita per eccellenza, e Joe Strummer ha vissuto la sua intensamente prendendo quello che c'era da prendere, nella strada, con una coerenza di base invidiabile.

Ci piace ricordare che l'ultimo pezzo suonato dal vivo da parte di John Graham Mellor è stato "White Riot" , la sua rivolta bianca, eseguito il 22 novembre 2002 alla Liverpool University, data finale del "Bringing It All Back Home Tour". La fiamma si è spenta con il pezzo che aveva incendiato Londra nel 1976. Suonala ancora Joe Strummer, ovunque tu sia, e falla ascoltare a tutti. Prova a riaccendere il fuoco.

Mauro Zaccuri


Voto : 8 al disco - 10 e lode alla carriera.
Perché : Joe Strummer ci ha lasciato con un disco che ha un'anima, e con un pugno di canzoni di rara intensità. Ma la valutazione deve essere necessariamente estesa all'uomo, al musicista, e deve comprendere il grande debito di riconoscenza che tutti noi dobbiamo all'ultimo profeta del rock'n'roll.